Quando inizierà a parlare? Tutto sullo sviluppo linguistico nei bambini

Lo sapevi che il linguaggio inizia a svilupparsi quando i bambini sono ancora nel pancione? E che la prima forma di linguaggio è quella non verbale?

“Mamma”, “pa-ppa!”. Ogni genitore aspetta con trepidante attesa l'inizio delle prime parole del proprio bambino e quando succede è come una magia. Il piccolo esploratore che fino a quel momento faceva solo qualche versetto, all'improvviso emette un suono che ha un significato: ha iniziato a parlare, e da quel momento in poi, nulla sarà più come prima. E sì, ci sono dei momenti in cui, sentendovi chiamare tantissime volte al giorno, penserate che tutto sommato sentire solo versetti non era poi così male!

Ci sono bambini che imparano a parlare prima e bambini che imparano a parlare dopo, ma sicuramente lo sviluppo del linguaggio segue delle tappe specifiche che, grosso modo, percorrono tutti i piccoli. Vediamole insieme.

Le tappe dello sviluppo linguistico


Dai suoni recepiti quando ancora è nel pancione, alle frasi. Ecco quali sono tutte le tappe dello sviluppo del linguaggio.

  • Dal pancione ai 6 mesi. Sembra incredibile, eppure i nostri piccoli pesciolini quando sono nella pancia imparano già: sentono i suoni, li memorizzano e quando nascono sono in grado di riconoscere la voce della mamma e distinguerla da un'altra voce. Fuori dal pancione, poi, comunicano con il pianto, lo sguardo, i primi versetti. C'è tutto un universo di comunicazione non verbale!

  • Dai 6 ai 12 mesi, la fase della lallazione; “Ma-ma-ma”, “ta-ta-ta”. Dai sei mesi generalmente i piccoli iniziano la fase della lallazione, quella in cui ripetono le sillabe formate da consonante e vocale e iniziano a riconoscere le prime parole pronunciate dagli adulti. A qualche mese dall'inizio della lallazione potrebbero anche pronunciare la prima parola, che spesso è “mamma” “papà” o “pappa”. All'inizio sarà, forse, solo una prova linguistica, con il passare del tempo acquisirà per il bambino sempre più significato, fino a quando arriverà il momento in cui capirà che quella parola ha un significato specifico.

  • Dai 12 ai 18 mesi, le prime parole. Intorno all'anno di vita il nostro piccolo esploratore solitamente è in grado di pronunciare le sue prime parole. Non c'è una regola universale, ci sono bambini che iniziano a pronunciare le loro prime parole molto più tardi e non c'è da preoccuparsi, ma diciamo che in generale le prime parole vengono dette attorno all'anno di età. Il lessico è molto ristretto, ma in questa fase i piccoli iniziano a far capire anche con le parole quello che vogliono.

  • Dai 18 ai 24 mesi, ogni giorno è una scoperta! Questa viene chiamata la fase dell'esplosione lessicale. I bambini a quest'età imparano velocissimamente e sono in grado di fare proprie una grande quantità di parole. Cominciano anche le prime frasi, fatte solitamente di massimo un paio di parole, per esempio: “Mamma, pappa!”, che potrebbe indicare che la mamma sta mangiando.

  • Tra i 2 e i 3 anni, ecco le frasi. Migliora la padronanza della sintassi, i verbi iniziano a essere messi nel posto giusto. A tre anni i bambini dovrebbero riuscire a parlare quasi del tutto correttamente. Alcuni suoni saranno forse ancora difficili da pronunciare per loro, ma piano piano anche la pronuncia andrà ad affinarsi.

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Come aiutarlo a sviluppare il linguaggio?

Alcuni bambini il linguaggio lo sviluppano prima, mentre altri hanno bisogno di un aiutino in più. I genitori, sicuramente, hanno un ruolo importante nello sviluppo del linguaggio dei loro figli e hanno a disposizione più di uno strumento per aiutare il loro bambino ad attraversare questa importante fase della crescita. Il primo consiglio è quello di parlare tanto e bene, fin da quando sono piccolissimi. Ma ci sono anche altre cose che si possono fare.

Ecco qui i 5 consigli per aiutare il nostro piccolo esploratore a diventare un gran chiacchierone.

  1. Parlare tanto e in maniera corretta. Fin da quando è ancora in fasce, possiamo aiutarlo a capire che il linguaggio ha un ruolo cruciale, come? Un buon consiglio è quello di raccontargli quello che sta succedendo: “Ora mamma ti cambia il pannolino. Togliamo i vestiti, slacciamo il body, ci laviamo...”. Descrivere ciò che sta succedendo attorno a lui lo aiuterà a fissare nella mente quello che accade e a prendere dimistichezza con i suoni.

  2. Chiamiamo le cose con il loro nome. Niente “bau” o “qua qua”, utilizziamo piuttosto cane e anatra. In questo modo eviteremo che il bambino debba fare lo sforzo di imparare due volte come si chiama il determinato animale o oggetto.

  3. Semplicità. Inizialmente i bambini fanno fatica a comprendere frasi troppo complesse. Quando porgiamo loro un oggetto, proponiamoglielo con una frase semplice. Inizialmente, può essere solo il nome dell'oggetto: “Palla?”. Una volta che avrà appreso il significato, le frasi potranno diventare sempre più complesse: “Vuoi la palla?”; che con l'avanzare dei mesi può diventare: “Vuoi giocare con questa palla?”. In questo modo impareranno subito ad associare il nome all'oggetto e solo poi, crescendo, impareranno a formare frasi più complesse.

  4. Libri e racconti. Ai bambini piace moltissimo sentir parlare i genitori, delle cose che sono successe durante l'arco della giornata ma anche mentre raccontano delle favole. I libri possono essere un buon modo per insegnare al bambino a parlare. Se gli racconti anche solo semplicemente una storia sfogliando un libro illustrato adatto all'età, il bambino potrà far tesoro di tante nozioni. Con il tempo, incuriosito, potrebbe essere lui stesso ad indicarvi un disegno per chiedervi di dirgli di che cosa si tratta.

  5. Niente correzioni dirette. Se un bambino che fatica a parlare dice ad esempio “Nonna voio palla” non bisogna correggerlo in maniera diretta, dicendo “Si dice nonna voglio la palla!”, meglio rispondergli con dolcezza: “Vuoi la palla? Ecco: la palla”.

Parlare piano, pronunciare ogni singola parola in maniera chiara e tenere un tono di voce calmo e rilassato aiutano a favorire ulteriormente lo sviluppo del linguaggio. Se il bambino sembra proprio fare fatica, nonostante i vostri sforzi, meglio rivolgersi a un logopedista, che possa individuare se effettivamente ci sia una problematica da affrontare o se il piccolo ha solo bisogno di più tempo.

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